Una “nota” stonata – Appello alle istituzioni

Presa di posizione in merito alla nota MIUR A00DIPT Prot. n. 206, del 25.01.2013, e appello alle istituzioni per la salvaguardia della qualità formativa degli insegnanti per la classe A077.

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Al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
Ai Presidenti di Camera e Senato
Ai Presidenti e ai membri delle Commissioni 7e di Camera e Senato
Al Ministro dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca
e pc
Al Capo Dipartimento Istruzione
Al Capo Dipartimento per l’Università, l’AFAM e la Ricerca
Al Direttore Generale AFAM
Ai Direttori delle Istituzioni AFAM
Alle OO.SS.

OGGETTO: Nota MIUR – tentativo di delegittimazione e dequalificazione dei percorsi formativi per l’abilitazione alla classe A077 (DM 249/2010) – Appello alle Istituzioni

In merito alla proposta di modifica del regolamento DM 249/2010 (atto Camera n. 535), con riferimento alla classe di abilitazione A077 (Strumento musicale nella scuola secondaria di I grado) – classe per la quale dalla sua istituzione (DM 201/1999) oltre alla sanatoria ex Legge 143/2004 sono state garantite diverse opportunità abilitanti (cfr. https://afamdidamus.altervista.org) – pare opinabile sul piano della correttezza formale la nota ministeriale A00DIPT Prot. n. 206, del 25.01.2013, con la quale sono forniti chiarimenti in base a una normativa indicata in “corso di perfezionamento” e non già approvata ai sensi di legge. Nota di cui l’estensore dovrà assumersi ogni responsabilità a fronte del possibile nocumento arrecato a coloro che, sulla base di mere previsioni, dovessero rinunciare alla prova d’accesso del biennio a indirizzo didattico (a numero programmato) fissata dallo stesso MIUR per il giorno 28 gennaio 2013.

Inoltre, l’ipotesi di modifica del DM 249/2010, a cui allude la suddetta nota, oltre a minare alla radice l’attuazione dei percorsi formativi ordinari (e quindi la pianificazione dei numeri programmati con il conseguente stato previsionale di spesa), penalizza gravemente coloro che hanno investito nella propria formazione, a vantaggio di coloro che invece, in analoghe condizioni di precariato e nell’arco di quasi un decennio di opportunità abilitanti, hanno preferito attendere l’ennesima sanatoria. Inoltre, equiparare il “tirocinio formativo attivo” (TFA), ossia una pratica educativa accompagnata dal necessario momento riflessivo, a mera “prestazione di servizio” (poco importa se quantificabile in 360 giorni o in tre anni) avulsa da qualsiasi occasione di confronto e verifica, svilisce il senso della formazione sul campo.

Non ci pare questo il miglior esempio di Scuola basata sul “merito” e attenta alla formazione dei propri docenti quale asse strategico dei processi di trasmissione e condivisione dei saperi.

Dispiace infine dover constatare come in questa involuzione formativa alcune OO.SS si mostrino più pronte a difendere la quantificazione di accampati “diritti” che non la qualificazione delle ricadute formative nell’intero sistema della pubblica istruzione.

Ci appelliamo pertanto ai garanti delle Istituzioni affinché non abbia luogo l’abbassamento dei livelli qualitativi della formazione delle future generazioni e si vigili sulla correttezza delle procedure amministrative, riservandoci, qualora se ne ravvisassero gli estremi, di adire le vie legali.

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TFA e PFAS (percorsi formativi abilitanti speciali): perché l’A077 “non ha diritto di cittadinanza”?

In merito al “mancato diritto di cittadinanza delle classi A077” all’interno della normativa vigente in tema di “accesso all’insegnamento” e ai relativi percorsi abilitanti, vi è una questione nodale (forse ignorata dai più) sulla quale vorremmo provare a gettare un po’ di luce.

All’origine dell’esclusione della classe A077 da alcune procedure straordinarie abilitanti (ritenuta da taluni “discriminante”) vi è in realtà un aspetto giuridico di non poco conto: il fatto che tutti i riferimenti normativi (anche attuali) fanno capo a una tabella del DM 39/1998 che contemplava le sole classi A031 e A032 in quanto redatta prima dell’istituzione della classe di concorso di strumento musicale nelle SMIM, avvenuta come tutti sanno un anno dopo, con il DM 201/1999.

Sebbene in secondo tempo (DM 22/2005) si sia provveduto all’ulteriore riordino delle classi di concorso (a causa della ridefinizione delle classi di laurea determinata dalla riforma universitaria), la classe A077 è rimasta esclusa anche da questa seconda tabella per due sostanziali ragioni:

  1. perché il primo percorso abilitante per la classe A077 è stato istituito in regime di “sanatoria” (Legge 143/2004), in un contesto che già allora risentiva del comvulso succedersi di governi aventi opposte visioni sull’intero sistema d’istruzione (in particolare su formazione iniziale dei docenti e reclutamento);
  2. in quanto l’avvio dell’abilitazione per la A077 all’interno dei soli Conservatori ha sancito la divaricazione rispetto al sistema universitario, con evidenti ricadute “schizofreniche” nel sistema che, ad oggi, non sono state ricomposte in un quadro formativo organico; di qui il fatto che il riordino delle classi di laurea ignorasse totalmente la formazione a fini abilitanti per la nuova classe A077, nata nell’AFAM.

Come già evidenziato da altri articoli in questo stesso blog, la mancata corretta informazione sui citati  aspetti “tecnici” ha di fatto ingenerato enorme confusione anche rispetto ai nuovi percorsi abilitanti: siano essi costituiti da TFA ordinari (a seguito degli appositi bienni ad indirizzo didattico stabiliti con DM 249/2010), da TFA attivabili in regime transitorio, oppure da percorsi formativi abilitanti speciali (al momento non previsti da alcuna normativa) che potrebbero essere istituiti qualora sia modificato il DM 249/2010 (cfr parere CdS).

L’auspicio per il futuro è che il MIUR sappia considerare in modo più strutturato e congruente le risultanze di anni di insipiente amministrazione del sistema (tanto a livello politico, quanto a livello tecnico). Diversamente la presunta “discriminazione” della A077 (frutto di una “alterità” che però ha fatto talvolta comodo ad alcuni proprio per chiedere sanatorie su sanatorie…) continuerà a rimanere problema irrisolto.

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Tabella riassuntiva dei passaggi normativi che interessano direttamente le “sorti” delle classi A077 (cfr in questo stesso blog anche “Abilitazione A077 – Cronologia e futuro“):

 

anno

riferimenti normativi / materia

effetti / annotazioni

1998 DM 26 maggio 1998: istituzione “Scuole di Specializzazione per l’Insegnamento Secondario” – SSIS È stabilito, per la prima volta in Italia, il sistema per la formazione iniziale degli insegnanti di scuola secondaria (SSIS); sono istituiti bienni abilitanti per l’accesso alle Graduatorie Permanenti e al reclutamento (sia temporaneo, per supplenze, sia per l’assunzione in ruolo, a tempo indeterminato,
DM 39/1998: riordino classi di concorso (abilitazioni) La tabella delle le classi di concorso (con relativi codici) contiene per il settore musicale le sole classi A031 e A032 (la ragione è che tali classi  di abilitazione erano già presenti nell’Università, mentre i Conservatori non erano all’epoca considerati facenti parte del sistema della formazione iniziale dei docenti).
1999 DM 124/1999: definizione delle modalità di accesso all’insegnamento Istituzione delle “Graduatorie Permanenti” (il reclutamento avviene attingendo al 50% da dette “graduatorie permanenti” e per l’altro 50% dai concorsi),
DM 201/1999: riconduzione ad ordinamento delle SMIM È istituita la classe di concorso A077 (suddivisa in 14 sottoclassi).
2002 DL 212/2002, art. 6 (convertito in legge 268, 22 novembre 2002): modificativo dell’art. 4 della Legge di riforma 508/1999 Al Diploma di Didattica della Musica è riconosciuto il valore abilitante per le classi A031/32 al pari delle SSIS.
2005 DM 22/2005: riorganizzazione delle classi di concorso Il riferimento normativo è al DM 39/1998, che per il settore musicale contempla le sole classi A031 e A032. La A077 non è quindi ancora considerata.
2007 Legge 296/2006 (legge finanziaria 2007), comma 605, lett. c Trasformazione delle “Graduatorie Permanenti” in “Graduatorie ad Esaurimento” (attuali GAE).
2007 DM 137/2007: istituzione dei bienni di II livello abilitanti A077 Il provvedimento disciplina i primi percorsi abilitanti regolari per la classe A077 e riorganizza quelli relativi alle classi A032/31 in percorsi aventi basi comuni (è quindi previsto il riconoscimento di crediti in caso di doppia abilitazione).
2010 DM 249/2010: Regolamento   concernente: «Definizione della disciplina dei requisiti e delle modalità della formazione iniziale degli insegnanti della scuola dell’infanzia, della scuola primaria e della scuola secondaria di primo e secondo grado» Viene ridisegnato l’intero sistema della formazione iniziale dei docenti che prevede (per tutte le classi di concorso) un sistema 2 + 1, ossia biennio di formazione a numero programmato + un anno di Tirocinio Formativo Attivo (TFA). È previsto, in regime transitorio (art. 15), l’accesso in base a quanto previsto dal DM 22/2005 (vedi), quindi non per la A077.

 

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Abilitazione A077 – Cronologia e futuro

In merito alle considerazioni espresse da vari interventi (vedi i commenti all’articolo di Freschi “Informazioni in merito ai Bienni di II livello a indirizzo didattico e all’accesso al TFA”) ritengo sia importante distinguere quelle che sono le disposizioni normative in essere da quelli che sono desiderata o rivendicazioni (giuste o sbagliate che siano) di singoli o di una categoria (nello specifico i docenti che insegnano o vorrebbero insegnare “strumento musicale” – Classe di concorso attuale A077).

Per l’accesso all’insegnamento sono sempre valse due regole: col semplice diploma si può accedere alle graduatorie d’istituto. Per accedere ai concorsi ai fini dell’immissione in ruolo, da sempre è necessario il titolo di “abilitazione all’insegnamento”. Senza titolo abilitante non è possibile entrare in ruolo. (Ricordo che le graduatorie sono chiuse). Uno può anche aver insegnato vent’anni come precario, può avere dieci diplomi di conservatorio, può essere il più grande artista di questo mondo, ma senza abilitazione non potrà mai entrare di ruolo (questo, piaccia o no, è quanto stabilito dalla legge – ovviamente ogni legge può essere cambiata, ma finché c’è va applicata).

Il titolo di “abilitazione all’insegnamento” si consegue al termine di percorsi formativi stabiliti dalla legge. Nel tempo tali percorsi formativi sono stati a volte “ordinari”, a volte hanno assunto la fisionomia di “sanatorie” per chi aveva svolto anni d’insegnamento come precario.

Prima di lamentarsi per ipotetiche “disparità di trattamento” o rivendicare scorciatoie o sanatorie sarebbe bene informarsi su come si è evoluta la normativa nel corso degli anni, e quindi anche sulle opportunità che sono state offerte per conseguire l’abilitazione. Nel caso della A077 non si può dire che non ci siano state diverse occasioni per abilitarsi.

Ecco quindi in sintesi un po’ di cronologia (chiedo scusa per eventuali errori od omissioni involontarie. Prego i colleghi di precisare, se del caso).

1999 Attivazione della classe di concorso A077
2002 Ai diplomi di Didattica della musica viene riconosciuto valore abilitante per le classi A031/A032
2007 Ridefinizione dei corsi biennali di didattica della musica che diventano abilitanti per A031/A032 e A077
2007-2008/2008-2009 Primo corso abilitante per l’A077(ultimo inserimento nelle GAE) Primo corso riservato con riconoscimento di crediti per i 360isti
2008-2009/2009-2010 Secondo corso abilitante per l’A077
2009-2010/2010-2011 Terzo corso abilitante per l’A077
2010 DM 249 sulla formazione iniziale degli insegnanti Biennio di II livello + un anno di TFA
2011 Ridefinizione dei corsi biennali per A031/A032 e A077 Decreto 8 novembre
2012 DM 192, 29 novembre, che definisce la consistenza numerica dei posti disponibili per il corso di II livello A077
2012-2014 Corso biennale per A077 che darà accesso al TFA abilitante nel 2014-15. Fatti salvi i requisiti di accesso, potranno essere riconosciuti crediti a chi è già in possesso di altri diplomi di II livello. Ipotesi di “percorsi formativi abilitanti speciali” annuali per chi ha tre anni di servizio.Decreto in fase di approvazione. Sembra esclusa la A077.

 

Qualche specificazione relativa alla tabella sopra esposta:

1. Per l’accesso all’insegnamento (in pratica, come già ricordato, per le graduatorie di istituto) è sufficiente il diploma di conservatorio, come anche la legge 508/99 ha ribadito: “Art. 4, c. 1. I diplomi conseguiti presso le istituzioni di cui all’articolo 1 anteriormente alla data di entrata in vigore della presente legge mantengono la loro validità ai fini dell’accesso all’insegnamento e ai corsi di specializzazione”.

2. Fino al 2002 l’abilitazione per le classi di concorso A31 e A32 veniva conseguita tramite corsi/concorsi speciali.

3. Dal 2002 (Legge 268 del 22 novembre 2002) ai diplomi conseguiti al termine dei corsi di didattica della musica (allora quadriennali) viene riconosciuto il valore abilitante per le classi di concorso A31/A32.

4. A decorrere dall’a.a. 2007-2008, col DM 137 del 28.9.2007, i corsi di didattica della musica sono ridefiniti nei “corsi accademici biennali di II livello finalizzati, distintamente, alla formazione di docenti di educazione musicale (classe di concorso A31-A32) e di docenti di strumento (classe di concorso A77).

E’ fondamentale ricordare che ai corsi previsti dal DM 137/07 potevano accedere oltre ai diplomati v.o. e ai diplomati dei corsi di I livello, anche i diplomati di II livello con riconoscimento di crediti e anche chi aveva 360 giorni di servizio nella A77 con riconoscimento di 60 crediti per il servizio, compreso il tirocinio.

Per quest’ultima categoria di persone si trattava in pratica di un corso riservato per permettere a tutti coloro che già avevano insegnato nella A77 di acquisire l’abilitazione, in funzione di un futuro concorso per l’immissione in ruolo.

Quindi, chi ha insegnato prima del 2007-2008 ha avuto l’opportunità di acquisire l’abilitazione con un corso riservato. Chi allora poteva fare il corso abilitante e non lo ha fatto, non può ora venire a recriminare alcunché.

5. Il primo corso abilitante per la A77 viene dunque attivato nel 2007 (2007-2009).

6. Nel 2008 è attivato un secondo ciclo del corso abilitante per l’A077 e nel 2009 viene attivato un terzo corso abilitante per la A077 (2009-2011). Anche in questo caso chi, pur insegnando da diversi anni come precario, non ha voluto approfittare di quest’opportunità per acquisire l’abilitazione non può oggi recriminare.

7. Nel 2010 il Decreto 249 del 10 settembre 2010 ridefinisce il percorso della formazione iniziale per tutti gli insegnanti: un biennio di II livello + un anno di Tirocinio Formativo Attivo.

8. Il 1 dicembre 2011 viene pubblicato in G.U. il DM 8 novembre 2011 (in attuazione del Decreto 249 del 10 settembre 2010) con cui vengono ridefiniti i corsi biennali di II livello dell’AFAM attivati nel 2007. Va specificato che, come prescrive l’Art. 2 comma 4, “L’effettiva attivazione resta subordinata all’autorizzazione con specifico decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, finalizzata al rispetto della programmazione in ambito regionale del fabbisogno di personale docente delle istituzioni scolastiche e dei contingenti stabiliti per ciascuna classe di abilitazione”. E’ ciò che è stato definito dal DM 192 del 29 novembre 2012.

9. Chi frequenterà il quarto biennio attivato nell’a.a. 2012-2013 potrà accedere al TFA nel 2014-15 e conseguire l’abilitazione per l’A077. Fatti salvi i requisiti di accesso, potranno essere riconosciuti crediti a chi è già in possesso di altri diplomi di II livello.

10. E’ in fase di discussione e approvazione un decreto per permettere a chi ha almeno tre anni di servizio tra il 1999/2000 e il 2011/2012 incluso, di accedere a un “percorso formativo abilitante speciale” al termine del quale si consegue l’abilitazione. Ad oggi (20 gennaio 2012) non si sa se tale percorso verrà attivato nell’a.a. 2012-2013 o se tutto verrà rimandato al prossimo anno accademico. Probabilmente questa sarà l’ultima occasione per “sanare” le diverse situazioni di precari senza abilitazione. Dal provvedimento sembra esclusa la classe A077 per la quale come si è detto negli anni scorsi sono stati attivati ben tre corsi abilitanti. Da diverse parti si chiede che a tali “percorsi abilitanti speciali” possano accedere anche i precari della A077. (Sui motivi dell’esclusione della A077 si veda la tabella https://afamdidamus.altervista.org/wp-content/uploads/2013/01/Chiarimenti-in-ordine-ai-percorsi-abilitanti-Musica.pdf).

 

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Informazioni in merito ai Bienni di II livello a indirizzo didattico e all’accesso al TFA

Il DDM-GO (Docenti di Didattica della Musica-Gruppo Operativo), a fronte di diverse inesattezze e ambiguità circolanti in rete, vuole richiamare e chiarire alcuni punti essenziali:

1. la normativa esistente per l’acquisizione dell’Abilitazione all’insegnamento nelle scuole secondarie di I e di II grado (Titolo essenziale per la partecipazione ai concorsi – DM 249/10, Art. 9, c. 1 b) prevede: “a) il conseguimento del Diploma accademico di II livello a indirizzo didattico a numero programmato e con prova di accesso al relativo corso; b) lo svolgimento del Tirocinio Formativo Attivo comprensivo dell’esame con valore abilitante”;

2. l’affermazione secondo la quale qualsiasi Diploma Accademico di II livello (o Diploma v.o. ora equiparato ai Diplomi di II livello se unito a diploma di scuola secondaria superiore) sarebbe, in via ordinaria, titolo di accesso al TFA per l’acquisizione dell’abilitazione all’insegnamento, è priva di fondamento giuridico e rischia, alimentando disinformazione, di danneggiare gli interessi di coloro che aspirano all’abilitazione all’insegnamento;

3. qualora tale affermazione si riferisca a un decreto ministeriale in itinere che, modificando il DM 249/10, sembra prevedere fino all’anno accademico 2014-2015 un “percorso formativo abilitante speciale” (e quindi non un TFA) destinato unicamente ai docenti non di ruolo con almeno tre anni di servizio tra il 1999 e il 2012 incluso, specifichiamo che, a quanto ci è dato sapere, tale provvedimento sembra interessare comunque le sole classi A031 e A032, in quanto la A077 non era stata ancora istituita all’epoca dell’emanazione del DM 39/1998 a cui fa esplicito riferimento il decreto in itinere. Per la stessa ragione non sono stati attivati i TFA in “regime transitorio” di cui all’Art. 15 c. 1 del DM 249/10.

La Segreteria del DDM-GO

Da leggere: tabella riassuntiva relativa a Chiarimenti in ordine ai percorsi abilitanti Musica

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Nuove classi di concorso: tra rigo e righe.

Contributo alla riflessione sulla proposta di riordino delle classi di concorso per le discipline musicali

[di Roberto Neulichedl]

Introduzione al problema

Viene da alcuni denunciato il fatto che, ai sensi della bozza di decreto circolante sul riordino delle classi di concorso, sarebbe precluso l’accesso agli eventuali futuri concorsi per la secondari di I grado, per la disciplina “Musica”, ai laureati in musicologia privi di un diploma di conservatorio già possessori di una abilitazione A032 (o A031). Di qui l’esigenza di approfondire la lettura del testo del decreto e dell’insieme degli allegati (nei quali non è da escludere la presenza anche di qualche errore materiale).

La questione in oggetto può essere schematicamente così riassunta:

  • a) nel caso in cui le preoccupazioni di cui sopra siano fondate, rimane da capire come possa essere emanato il decreto additato, vista l’impossibilità di acquisire il pare di legge del CNPI, formalmente decaduto (con quella del CNAM, il ministro si è “scordato”  di prorogarne la validità nella legge mille proroghe…).
  • b) per coloro che si devono ancora abilitare (sempre per la A032/31 nelle secondarie di I grado) il percorso per l’accesso ai concorsi non risulterebbe stabilito dal riordino delle classi di concorso, bensì dal DM 249/2010 (come ricorda la stessa bozza di decreto), che prevede due possibili bienni differenziati: uno presso le Università e l’altro presso i Conservatori (NB: tali concorsi non potranno essere però banditi sinché il numero delle cattedre disponibili sarà, come ora, pari a 0…; perciò non può nemmeno essere autorizzato l’avvio dei relativi bienni, bensì solo quelli relativamente alle classi A077, ora appunto in procinto di partire [leggi])
  • c) diverso discorso meritano invece le classi di concorso relative ai Licei musicali e coreutici (tutte di nuova istituzione) per le quali si dovrebbe in effetti richiedere con forza un ripensamento generale, dato che sono il frutto disastroso di un insensato braccio di ferro ingaggiato proprio tra rappresentanti dell’Università e dei Conservatori, con intenti maldestramente spartitori (del tipo “a noi la preparazione dei docenti di Storia della musica, a voi quelli di strumento e di alcune materie pratico-teoriche …”); in ogni caso, anche qui, è bene ricordare che stiamo parlando di numeri di cattedre infinitesimali, almeno sino a che i Licei musicali-coreutici saranno come ora contingentati e amministrati in regime di convenzione forzata con i Conservatori.
  • d) nel passaggio da un ordinamento all’altro si dovrebbe come sempre porre la massima attenzione a non sovrapporre norme relative alla rimodulazione dell’attuale ordinamento con quello futuro (le tabelle potrebbero in tal senso confondere), così come potrebbe risultare fuorviante pretendere che il sistema delle equipollenze delle previgenti abilitazioni possa essere applicato indifferentemente tra diversi gradi della secondaria in una sorta di ragionamento che mescola (a seconda della convenienza) ex ante con ex post.
  • e) tutto ciò sembra inscriversi in una “logica” perversa, derivante dalla sistematica assenza di regole, di punti di riferimento e, in ultima analisi, di uno Stato di diritto.

Per poter meglio argomentare gli aspetti (a monte e, volendo, a valle) della questione, si propongono di seguito alcuni “paragrafi” organizzati in titoli-metafora con riferimento ai problemi di lettura (a più livelli) delle righe.

Le righe
Quando si affrontano questioni di natura legislativa, è opportuno che i riferimenti siano (per correttezza e completezza d’informazione) quantomeno puntuali. Se infatti si scorrono le “righe” dell’allegato B della bozza di decreto (disponibile in vari siti), concernente l’Ordinamento delle classi di concorso per la scuola secondaria di primo e secondo grado, si osserva anzitutto che gli “accorpamenti” inerenti gli insegnamenti di discipline musicali sono in parte formali (rimangono delle sottoclassi) e in parte sostanziali (cfr. estratto della tabella). Stiamo comunque parlando di una “bozza di decreto” soggetta a un certo iter per la sua approvazione.
Quindi, ancor prima di entrare nel merito delle possibili “ricadute culturali” di un simile provvedimento (qualora approvato), si dovrebbero precisare preliminarmente almeno tre aspetti: uno che interessa tecnicamente l’iter formale del provvedimento stesso; il secondo concernente le “conseguenze a livello legislativo” ossia il grado di coordinamento con l’attuale normativa del testo dell’ipotetico provvedimento; un terzo aspetto, infine, riguardante le eventuali ricadute pratiche a livello di organizzazione scolastica.
Nel dettaglio ecco dunque esposti i tre punti.

  • 1) iter provvedimento. La proposta normativa (stando ad alcune obiezioni già mosse anche da alcune OO.SS.) sarebbe passibile di successiva impugnazione, in quanto adotta lo strumento del “decreto ministeriale” in luogo del “regolamento” come prevederebbe la legge (ex “Gelmini”) che sanciva il riordino delle classi di concorso. Ciò significa che: da un lato il provvedimento, adottando un iter semplificato (ossia non dovendo passare per le “commissioni parlamentari” per l’acquisizione del parere obbligatorio), risulterebbe in qualche modo passibile in partenza di “vizio di legittimità” (e quindi impugnabile davanti al TAR); d’altro lato, anche seguendo questo iter di dubbia correttezza formale, cozzerebbe contro il fatto che il parere comunque obbligatorio del CNPI (Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione) non potrebbe essere espresso, per il semplice fatto che tale organismo non è stato rinnovato nelle sue cariche rappresentative e nemmeno prorogato (con la legge proroga di fine dicembre scorso). Il risultato è che, allo stato attuale, esisterebbe quindi un vuoto istituzionale insanabile, che impedisce l’avanzamento di qualsiasi tipo di iter. Tradotto in termini politici significa: non se ne fa nulla sino all’insediamento del prossimo parlamento e la costituzione del prossimo governo. Quindi, allo stato attuale, e salvo “pezze” messe all’ultimo momento (ma, a Camere sciolte,  non si capisce bene come…), risulta abbastanza improbabile ipotizzare una simile forzatura normativa da parte del ministero competente. Poi è anche vero che nello “Stato di non diritto” in cui ci troviamo in Italia (vedi oltre) nulla ormai più stupisce…
  • 2) coordinamento del provvedimento con l’attuale normativa. Attualmente il regolamento sulla formazione iniziale (DM 249/2010), seppur in via di ridefinizione, prevede due distinti percorsi (specifici bienni e TFA) ai fini dell’abilitazione nelle classi A032 e A077 (mentre nulla ancora stabiliscono per le secondarie di II grado). Pare evidente che la bozza di decreto in esame (che interessa la fase del reclutamento) risulta al momento “scoordinato” rispetto al regolamento concernete invece il momento delle formazione iniziale. Tale scollamento (e le idiosincrasie sistemiche che produce) tuttavia non può vanificare il valore dei percorsi già avviati o in via di attivazione. In ogni caso è importante tener distinta la situazione pregressa da quella, a regime, futura. La tabella dell’allegato B (vedi estratto) stabilisce, per quanto in maniera discutibile, il sistema delle “equiparazioni” delle abilitazioni del pregresso ordinamento rispetto alle nuove classi di concorso. E’ quindi opportuno chiarire che ai fini dell’accesso ai pubblici concorsi per il reclutamento dei docenti di scuola secondaria di I grado nulla pare di fatto cambiare. Diverso il discorso per le secondarie di II grado in cui, invece, la presenza della musica è stata di fatto confinata nei Licei musicali-coreutici e nell’ambito della libera offerta formativa esercitabile con l’autonomia scolastica. In questo secondo caso si tratta quindi caso mai di condurre (anzi rilanciare con grande forza) una battaglia a tutto tondo sulla presenza della musica nel sistema dei licei (del resto se non ci sono i posti, di cosa discutiamo?).
  • 3) ricadute sull’organizzazione scolastica.Come per molti altri provvedimenti in “materia di istruzione” assunti negli ultimi tre lustri, pare che la ratio anche di questo provvedimento vada ricercata in primo luogo non certo in aspetti di ordine scientifico-culturale (quelli rispecchiano caso mai il potere di distinte lobby), bensì nel tentativo – quasi sempre maldestro – di “fare cassa” per cercare di produrre risparmi nella spesa pubblica. Ragione forse comprensibile (e in parte condivisibile) sul versante economico, meno giustificabile sotto il profilo di una maggiore funzionalità ed efficacia amministrativa. Facendo lo sforzo di ammettere una ratio in tal senso si può quindi ipotizzare che l’accorpamento di classi di concorso possa avere per esempio l’effetto di una possibile diversa modulazione plastica della composizione delle “cattedre”, anche al fine delle assegnazioni delle ore di insegnamento. Il meccanismo produrrebbe insomma una sorta di “flessibilità” della quale, in prospettiva, a beneficiare potrebbero essere tutto sommato sia le Istituzioni, sia gli stessi docenti (ma affinché ciò si realizzi andrebbero rese più flessibili anche altre norme relative al possibile “spacchettamento” delle ore di cattedra, per es. per le A077). Tutto ciò, comunque, a voler vedere il bicchiere mezzo pieno. Se poi invece gli accorpamenti delle cattedre (che, ricordo, interessano non solo le discipline musicali) nascondono in realtà l’intento di sforbiciare ulteriormente cattedre o altro mi pare difficile poterlo stabilire ora con certezza (anche se la recente proposta dell’aumento a 24 ore dell’orario di cattedra, fortunatamente rientrata, sta a testimoniarlo!). La cosa più probabile è che attraverso una nuova etichettatura si finga di cambiare per, come sempre, non cambiare nulla …

Sopra le righe
Seppur mosse dalla legittima difesa di prerogative, le reazioni che si registrano ora in rete  rischiano di risultare scomposte e, in ultima analisi, poco utili.
Scatenare ennesime guerre intestine, tese a sancire la supremazia di un titolo in luogo di un altro, della teoria sulla pratica (o viceversa) ecc., riapre solo vecchie ma mai risolte conflittualità che sono all’origine di mali profondi del sistema (mi riferisco al decennale nefasto braccio di ferro tra Università e Conservatori).

Sotto le righe (e dentro al rigo)
In tal senso sarebbe auspicabile (e più saggio), anziché lanciare raccolta di firme “contro”, darsi da fare per pretendere che si ponga finalmente fine al “doppio canale formativo” (vedi le due diverse attuali tabelle per il biennio A032 del citato DM 249/2010) e che, pur garantendo alle diverse istituzioni la possibile attivazione dei percorsi (compatibilmente con la oculata gestione delle risorse pubbliche anche al fine di evitare sprechi) si “obblighino” dette istituzioni a istituire percorsi a tutti gli effetti “unici”, integrati, in quanto a titolo rilasciato. Ma ciò implica (lo testimoniano molti tentativi passati), la definizione anzitutto di un profilo professionale che non sia il risultato di un A+B uguale “A e B” (come traspare ora delle richieste di titoli nelle tabelle), bensì di una A+B = C, ovvero un’adeguata sintesi formativa tra competenze tanto di ordine musicale (pratico e storico-teorico) quanto di ordine musicologico (ossia storico e teorico-concettuale). L’ultimo “tavolo” di esperti chiamato a dare risposte a questo livello si è rilevato evidentemente inadeguato al compito assegnato. O forse i risultati sono stati poi stravolti (sarebbe interessante saperlo dai diretti interessati!). Sta di fatto che anche queste tabelle delle nuove classi di concorso sembrano il frutto ancora una volta non di una sapiente sintesi, bensì di una pedissequa e maldestra “addizione” di competenze richieste ai futuri docenti.

Ma ciò apre il discorso su una questione ben più ampia di ordine culturale, che per decenni ha sequestrato l’avanzamento di un dibattito serio in ordine alla improrogabile necessità di ricomporre saperi pratici e teorici (dibattito più volte voluto e sostenuto con ampia documentazione di una elaborazione scientifica, per es., dai Dipartimenti di Didattica della Musica dei Conservatori).

 

Rompiamo le righe?
Una nazione che ha di fatto espunto da decenni lo “Stato di diritto”, ovvero che ha rinunciato a garantire il rispetto delle regole (e in generale della legge), è evidente che condanna i propri cittadini a uno stato di perenne “precarietà” in ordine alle proprie scelte anche di vita. A questo ordine di problemi può forse solo far fronte l’impegno di ciascuno, nella misura in cui, nelle proprie convinzioni politiche, esercita (anche con il voto, ormai imminente, oltre alla partecipazione attiva alla vita sociale) il diritto/dovere di un’etica nel rapporto tra individuo/cittadino e res publica.
Ma se da un lato risulta poco “politically correct” (seppur umanamente comprensibile) che ciascuno cerchi di trarre vantaggi personali da situazioni ambigue e di deregulation, rimane comunque inaccettabile che Istituzioni e organizzazioni sociali (tramite i loro responsabili, ossia chi per primo è chiamato a tutelare la cosa pubblica) invece di risolvere le schizofrenie del sistema si abbandoni a un mercimonio delle tutele ad personam (o rivolte a ristrette lobby) facendo carta straccia, sistematicamente, del suddetto Stato di diritto. E ciò riguarda da vicino proprio tutto il settore della formazione musicale.
Nello specifico, va infatti esplicitamente denunciato il fatto che, dall’approvazione della legge di riforma 508/1999, non poche istituzioni del sistema dell’AFAM (Conservatori in particolare) hanno deliberatamente “dopato” il sistema, “spacciando” (mi si passino le necessarie espressioni a tinte forti alla Pannella) titoli buoni per tutte le stagioni …e soprattutto per riempire cattedre dai numeri traballanti. Complice la mancata visione di sistema a partire dalla quale poter (e saper!) costruire una progettualità capace di guardare a cicli temporali lunghi (almeno decennali), considerata la complessità di settori quale quello dell’istruzione.
Invece, riforme dietro riforme (o simil tali), si è prodotta una fibrillazione dell’intero sistema, buona forse solo per farlo implodere… (il che fa ritenere le parole di Calamandrei del 1950 sin troppo profetiche!).
Che fare dunque? Anzitutto cercare di leggere a fondo (quale strumento di difesa civica) le norme per non rimanerne vittime; quindi operare affinché, nelle giuste sedi (possibilmente non in modo corporativo), siano evidenziate le incongruenze o i passaggi di dubbia interpretazione.
Anche il mondo delle associazioni (forse il Forum per l’educazione per primo) potrebbe attivarsi in tal senso nell’ottica di pretendere (e operare per) il ripristino di una legalità atta a difendere tutti, e non solo qualcuno. Il bene comune è anche questo: fare lo sforzo anzitutto di capire (dedicandovi attenzione ed energie); quindi agire per rimuovere gli ostacoli al funzionamento complessivo di un sistema, piuttosto che cercare di far girare quei pochi ingranaggi atti a portare l’acqua solo al proprio mulino.
Fatta “pulizia” della coltivazione di false speranze, o delle errate interpretazioni, rimarrà la questione davvero nodale (che è poi culturale) del cosa fare per ambire a vivere in una nazione il cui il sistema d’istruzione pubblica non si trasformi surrettiziamente in un sistema di “distruzione (o distrazione) di massa”.
(12 gennaio 2013)

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Sintesi dell’estratto dall’allegato B della bozza di riordino delle classi di concorso

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Corsi di II livello a indirizzo didattico 2012-2013: decreto con i posti disponibili

D.M. 29 novembre 2012, n. 192: determinazione dei posti disponibili a livello nazionale per le immatricolazioni al corso di diploma accademico di II livello a indirizzo didattico: classe di abilitazione A077.

Art. I
Per gli anni accademici 2012/2013-2013/2014 i posti disponibili a livello nazionale per le immatricolazioni al corso di diploma accademico di Il livello ad indirizzo didattico, classe di abilitazione A077 in attuazione del comma 3, art. 3 del D.M. IO settembre 20 IO, n. 249, sono determinati in 1.128, suddivisi in ambito regionale, con riferimento alle Istituzioni interessate e alle sottoclassi di insegnamento, secondo quanto previsto nella allegata tabella che costituisce parte integrante del presente decreto.
Art. 2
I posti indicati nella tabella allegata potranno essere rideterminati nell’anno accademico 2013/2014 in relazione a posti non utilizzati nel precedente anno accademico al fine di garantire il fabbisogno nazionale.

Il testo completo in  pdf con le tabelle >>> QUI

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Corso in “Metodologia della ricerca sull’insegnamento musicale”

La Società Italiana per l’Educazione Musicale (Consiglio di Studio e Ricerca),

e l’Accademia Filarmonica di Bologna

con i patrocini della Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Bologna,

e del Dipartimento  di Scienze dell’Educazione dell’Università di Padova

Organizzano nel biennio 2013 – 2014 un

 Corso di Perfezionamento in Metodologia della ricerca

 per l’Insegnamento Musicale  

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BANDO DI PARTECIPAZIONE

Presentazione della domanda:        entro il 31 dicembre 2012

indirizzata a: Corso di perfezionamento in metodologia della ricerca per l’insegnamento musicale

c/o Accademia Filarmonica di Bologna, via Guerrazzi 13, 40125 Bologna

Svolgimento Prove di ammissione:    sabato 19 gennaio 2013 ore 9  

presso i locali dell’Accademia Filarmonica di Bologna, via Guerrazzi 13 – tel. 051-222997


Finalità del corso

Il corso offre una concreta opportunità di formazione nel settore della ricerca educativa in campo musicale, colmando la lacuna dovuta alla relativa scarsità di iniziative che si registra a livello universitario e conservatoriale in questo settore. La motivazione del corso è quella di sottrarre l’insegnamento musicale al suo statuto di disciplina esclusivamente pratica. Nel mondo globale che si confronta con culture di ogni parte del mondo la verifica scientifica dei metodi di insegnamento-apprendimento è diventata ormai essenziale. È anche indispensabile che le ricerche in questo campo circolino in Italia per favorire il miglioramento della prassi didattica nelle scuole musicali di ogni tipo.

Bologna ha ospitato nel 2008 la 28th International Society for Music Education World Conference e appunto in preparazione a questo evento è stato organizzato nel biennio 2007-2008 il primo ciclo del Corso. Il secondo ciclo ha avuto luogo nel biennio 2009-2010 in occasione della ventinovesima “World Conference” dell’ISME che ha avuto luogo a Pechino. Il terzo ciclo si è svolto nel 2011-2012 e ha avuto un punto culminante nel Convegno ISME di Salonicco.   In tutti e tre i casi gli studenti del corso hanno presentato e discusso in lingua inglese, nei tre indicati convegni ISME, una loro ricerca originale. È stata sempre prevista e gradualmente attuata la pubblicazione delle ricerche in volumi o riviste di particolare prestigio. Quando è stato necessario si sono trovati fondi per sovvenzionare parzialmente i viaggi aerei verso i luoghi di destinazione del convegno.

Considerata l’utilità della scuola e la significatività delle ricerche realizzate si è deciso di bandire una quarta edizione del Corso, anche in vista della trentesima World Conference  dell’ISME che avrà luogo in Brasile nel 2014.

 

Struttura generale del corso

Il corso avrà durata biennale e si dividerà in quattro “semestri”:

I:       (gennaio-giugno 2013): acquisizione di competenze di base;

II:      (luglio-ottobre 2013): redazione di un progetto di ricerca;

III:    (novembre 2013- giugno 2014): realizzazione del progetto e stesura della relazione per il Convegno ISME 2014;

IV:     (settembre-dicembre 2014): redazione di un testo (derivato dalla relazione ISME) da proporre per la pubblicazione.

Organizzazione del primo semestre

Sede del corso: Accademia Filarmonica di Bologna, via Guerrazzi 13.

Nel primo semestre le lezioni (a frequenza obbligatoria) avranno luogo in 8 fine-settimana (sabato e domenica) da febbraio a maggio 2013. Le date provvisoriamente individuate (in attesa di conferme dei docenti) sono le seguenti:

Febbraio:     2-3    16-17

Marzo:        9-10   23-24

Aprile:        13-14 27-28

Maggio:      11-12    25-26.

Nelle giornate di sabato gli incontri avranno luogo dalle 10 alle 18, in quelle di domenica dalle 9 alle 14.

È prevista, in ogni incontro, la presenza di un docente invitato che esporrà nei dettagli una propria ricerca e metterà in rilievo e discuterà le finalità e i principi metodologici che ne sono stati alla base. Le lezioni dei docenti invitati avranno luogo nel pomeriggio del sabato e nella mattina della domenica. La mattina del sabato sarà dedicata a esercitazioni integrative: studio dei temi di ricerca internazionalmente diffusi, introduzione alla lettura dei calcoli statistici, aggiornamenti bibliografici, principi di editing, esercitazioni in lingua inglese. A partire dalle esposizioni dei docenti i partecipanti inizieranno gradualmente a stendere i propri progetti di ricerca  da discutere collettivamente.

I docenti dei corsi precedenti sono stati: Anna Rita Addessi, Mario Baroni, Michele Biasutti, Roberto Caterina, François Delalande (Francia), Giancarlo Gasperoni, Lucy Green (UK), Susan Hallam (UK), David Hargreaves (UK), Michel Imberty (Francia), Silvia Malbràn (Argentina), Luca Marconi, Gary McPherson (Australia), Anna Modesti (Lugano). Bengt Olsson (Svezia), Johannella Tafuri, Graham Welch (UK), Barbara Zanchi. Le ricerche esposte dai docenti hanno illustrato aspetti di psicologia, di sociologia, di metodologia  didattica, applicati all’insegnamento musicale, nonché temi relativi alla musicoterapia e all’uso delle tecnologie nel campo dell’educazione musicale.

I nomi dei docenti del quarto ciclo e i loro giorni di lezione, nonché i contenuti di massima che verranno da loro affrontati e quelli delle attività integrative, verranno pubblicati sui siti della SIEM (www.siem-online.it) e dell’ Accademia Filarmonica (www.accademiafilarmonica.it), o comunicati a che ne farà richiesta alla Segreteria della SIEM (segreteria@siem-online.it), entro la metà di dicembre del 2012.

Organizzazione didattica

Il coordinamento didattico è affidato a Mario Baroni (che è il direttore del Corso), a Luca Marconi e a Johannella Tafuri. Il comitato scientifico è costituito dai rappresentanti delle istituzioni che partecipano all’iniziativa.  A conclusione del 1° anno del corso i migliori lavori degli studenti verranno selezionati per la presentazione al Convegno Mondiale dell’ ISME che si svolgerà in Brasile nel luglio del 2014.

Nel primo semestre la partecipazione richiesta (obbligatoria) è di 80 ore di lezioni ed esercitazioni e di 20 ore di contatti con i docenti a cui andrà aggiunto ovviamente lo studio individuale. In ciascuno dei tre semestri successivi l’impegno è valutabile in 50 ore di contatti con i docenti a cui saranno da aggiungere lo studio individuale e l’attività di realizzazione della ricerca, nonché il lavoro per la presentazione al Convegno e per l’articolo da pubblicare.

Condizioni di ammissione

Ogni candidato dovrà far pervenire alla Segreteria della Scuola la propria domanda di partecipazione entro il 31 dicembre 2012 allegando un breve curricolo (non più di 2 pagine) in cui vengano elencate anche eventuali pubblicazioni.

Le prove di ammissione avranno luogo sabato 19 gennaio 2013 alle ore 9 presso i locali dell’Accademia Filarmonica in via Guerrazzi 13 (tel. 051-222997) e prevedono:

a)           una prova di conoscenza iniziale della letteratura specialistica a partire da un elenco di 5 ricerche scelte e studiate  dal candidato. Particolare importanza si darà alla scelta delle ricerche presentate;

b)          una prova di conoscenza della lingua inglese (lettura e traduzione estemporanea di un brano, breve colloquio in lingua).

Quote d’iscrizione e partecipazione:

–       I Anno: € 450,00 da versare entro il 31 gennaio 2013; per i Soci SIEM: € 350,00;

–       II Anno: € 250,00 da versare entro il 31 gennaio 2014; per i Soci SIEM: € 200,00.

A conclusione del biennio gli studenti otterranno un Diploma con l’indicazione dell’ammontare delle ore di attività. Il corso è a numero chiuso e prevede un massimo di 15 allievi e un minimo di 10, salvo diversa valutazione da parte della commissione esaminatrice.

FAC-SIMILE DELLA DOMANDA

Il/ la sottoscritto/a ………………………………………………………………

nato/a ………………………………………     il ………………………………

abitante a …………………………………………………………………………

in via …………………………………………     n° ……………………………

telefono ………………………                             cellulare …………………..……

E-mail …………………………………………

CHIEDE

di essere ammesso/a al Corso di Perfezionamento in Metodologia della Ricerca per l’Insegnamento Musicale organizzato, nel biennio 2013-2014, dalla SIEM e dall’Accademia Filarmonica di Bologna. In caso di ammissione il sottoscritto (indicare se socio o non socio SIEM) si impegna a versare la somma di Euro ……… entro il 31 gennaio 2013 e di Euro………. entro il 31 gennaio 2014.

Firma e data

Alla presente domanda il candidato dovrà allegare:

a) un breve curricolo (non più di 2 pagine) della propria attività di studio e di lavoro, contenente anche l’elenco di proprie eventuali pubblicazioni (l’esistenza di pubblicazioni non è requisito obbligatorio);

b) una lista (in italiano o in altra lingua) di 5 ricerche che ritiene pertinenti agli interessi del Corso e sulla cui conoscenza è disponibile a discutere nella prova d’ammissione. Si raccomanda la precisione dei dati bibliografici delle ricerche elencate.

La domanda, indirizzata al

Corso di Perfezionamento in Metodologia della Ricerca per l’Educazione Musicale

c/o Accademia Filarmonica di Bologna. Via Guerrazzi 13, 40125 Bologna

dovrà pervenire entro il 31 dicembre 2012.

 

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L’improvvisazione nell’educazione musicale e strumentale secondo i principi di Emile Jaques-Dalcroze.

“L’acqua sorgiva che lotta contro la resistenza delle pietre e delle rocce, crea delle forme spesso più belle di quelle create dallo sforzo paziente della pialla e del martello”. Cosa vuol dire Dalcroze con queste parole? Che spesso l’espressione musicale spontanea, ovvero l’improvvisazione, può essere più bella di quella creata con lavoro di pazienza e riflessione, cioè la composizione.
In ambito didattico–musicale l’utilizzo di modelli improvvisativi dà risultati di grande significato espressivo e di reale valore educativo. Questo perché l’improvvisazione è esprimere un pensiero appena concepito; cioè sviluppa un atteggiamento profondamente attivo nel momento in cui si fa musica, sviluppa la rapidità di decisione e di realizzazione, di concezione immediata delle strutture, di comunicazione diretta fra l’anima e il cervello che concepiscono e le dita, la mani e le braccia o la voce che realizzano. L’improvvisazione sviluppa capacità specifiche dell’ambito musicale, che però investono anche la sfera formativa generale: attenzione, concentrazione, memoria, capacità di analisi e sintesi, sviluppo della creatività e della fantasia, coscienza di sé, autocontrollo, prontezza di riflessi.

Con gli stessi vantaggi formativi l’improvvisazione viene impiegata anche nella didattica strumentale, visto che l’educazione strumentale non può essere scissa da quella musicale. In ambito strumentale l’improvvisazione ci dà la possibilità di mettere in atto una didattica dall’approccio più naturale e spontaneo di quanto non succeda in quella tradizionale, con cui generazioni di musicisti sono stati avvicinati allo strumento.

Uno dei motivi che ci spingono a distaccarci dalla didattica tradizionale sta nel fatto che questa comincia con la lettura delle note, mentre sentiamo la necessità di cercare vie più vicine a quelle dell’approccio al linguaggio parlato; quando i bambini imparano a parlare, infatti, lo fanno perché ascoltano gli adulti e li imitano, non perché imparano prima a leggere l’alfabeto.
Allo stesso modo è fondamentale che il bambino entri in contatto diretto con il suono, con la differenza fra le altezze dei suoni, le differenze di dinamica, di agogica, di fraseggio, di articolazione ecc. prima di imparare i segni con cui si indicano quegli elementi, e cioè prima di imparare la notazione.

Infatti, la notazione è solo un codice che sottintende la conoscenza del linguaggio che esso esprime, a cui fa riferimento. In altre parole, la notazione non è il suono, ma il segno con il quale noi indichiamo il suono.
In questo contesto, lo strumento che ci permette di entrare in diretto contatto con il suono e che ci permette di far musica dal primo momento senza mediazioni è l’improvvisazione.
Durante l’approccio improvvisativo il pianoforte ci offre vantaggi e svantaggi:
VANTAGGI:
1. Visivamente presenta caratteristiche molto chiare, come i tasti neri e bianchi, cosa molto stimolante, per un bambino;
2. Timbricamente è molto vario; essendo formato da diverse altre parti, oltre ai tasti, come il legno, le parti metalliche e le corde stesse, possiamo trarne timbri davvero diversi e numerosi, se spingiamo il bambino ad acquisire un’elasticità mentale che gli faccia usare il pianoforte in ogni sua parte;
3. Ha possibilità espressive quasi illimitate, data l’estensione ampia dei registri, i pedali, la dinamica, la possibilità di più suoni contemporanei.
Fra i vantaggi ce n’è uno che è anche uno svantaggio, a lungo andare, e cioè il fatto che il suono è lì già pronto; è sufficiente premere un tasto e avremo un suono, il che costituisce un elemento gratificante, un prodotto soddisfacente, per un principiante; però il rischio è che lo studente non venga educato ad ascoltare e a curare il proprio suono proprio perché lo ottiene così facilmente. E succede che alcuni pianisti rimangano “sordi”, non siano coscienti del loro suono e non percepiscano differenze drammaticamente importanti come quella che c’è fra staccato e legato, fra un fraseggio lungo e uno breve, fra modo maggiore e modo minore ecc. Questo succede molto difficilmente per gli strumentisti ad arco e a fiato, che lavorano sodo prima di ottenere un suono apprezzabile.

SVANTAGGI:
Impossibilità di prolungare il suono con un crescendo.
Mancanza di contatto diretto fra l’esecutore e la produzione del suono.
Dimensioni che non facilitano l’appropriazione, l’interiorizzazione di questo “oggetto sonoro”. Spesso, anzi, rimane talmente al di fuori per tutto il corso di studi che molti lo abbandonano subito dopo il diploma. Quest’ultima è un’ulteriore ragione per stimolare un approccio che implichi una relazione fisica stretta fra il bambino e lo strumento, un approccio non mediato

Vediamo in che modo possiamo farlo:
· Lavorando in gruppo, perché il gruppo stimola, fa crescere, rende attenti.
· Servendoci di un linguaggio fatto di suoni non strutturati secondo schemi armonico-melodici prestabiliti; quindi non sarà né linguaggio tonale, né modale, né pentafonico, ma solo il suono che risulta dal gesto dei bambini. Quindi avremo una tavolozza di colori fatta di suoni singoli, di cluster, di glissando.

Il lavoro si svolge in diverse fasi:

Fase esplorativa:
La prima fase è esplorativa, cioè si presenta lo strumento come un oggetto da scoprire.
Si porteranno i bambini a conoscere le possibilità espressive dello strumento, a trarre suoni dai diversi materiali adoperando non solo le dita, ma anche le mani, gli avambracci, i pugni chiusi, in tutti i modi utili servendoci di più linguaggi extra musicali paralleli, vale a dire:
· del movimento, tramite efficacissimo per la comprensione e la interiorizzazione del ritmo e dei parametri musicali
· di suggestioni immaginative, che ci aiutano a mettere in relazione l’oggetto che vogliamo far conoscere ai bambini con il loro bagaglio di esperienze quotidiane
Non è difficile per un maestro creativo che conosca i bambini guidarli nei loro progressi sulla tastiera, immaginando piccoli giochi con tutti i parametri del linguaggio musicale, (la dinamica, l’agogica, il fraseggio, le articolazioni, i registri).
Dalcroze dice: “Si può far notare che le dita camminano sulla tastiera come pesanti camion o come veloci automobili da corsa; saltano sui tasti come martelli; saltano da una parte all’altra sulla tastiera come a volte, quando piove, la gente salta fra una pozzanghera e l’altra; fanno balzi come fossero pulci; saltellano come passeri; si arrampicano sui tasti neri come su uno sgabello; fanno spostamenti in altezza e in larghezza; si chiudono gli occhi lasciando le dita andare da sole(…); si salta sui tasti al ritmo di una canzone conosciuta; si accelera, si rallenta per imitare un treno che parte e poi si ferma in una stazione; si immaginano dei dialoghi fra le mani; e liti fra le mani in cui esse parlano contemporaneamente; si imita il cinguettio degli uccelli e il passo pesante dell’orso”.
Fase elaborativa e creativa:
Dalla fase esplorativa, si passa spontaneamente a quella in cui mettiamo in relazione fra loro gli elementi che abbiamo scoperto: per esempio una sequenza di cluster suonati forte e una sequenza di suoni singoli suonati piano; oppure staccato e forte, legato e piano; si può stimolare un’ulteriore abilità col principio della dissociazione, chiedendo di fare ciò che non viene spontaneo, per esempio cluster suonati piano e suoni singoli forte; sviluppare un’idea a 4 mani chiedendo a uno dei due esecutori di imitare quel che fa l’altro; poi chiedendogli di fare il contrario di quel che fa l’altro. Le attività in duo o d’insieme sviluppano capacità di ascolto, analisi, memoria, di pronta reazione.
Fase analitica:
Nascono così forme musicali vere e proprie come AB, ABA, RONDO’. Una volta che dal lavoro di gruppo è nata un’idea è importante parlarne, ovvero che i bambini ne parlino stimolati dall’insegnante per avviare il processo di comprensione di ciò che si è creato e da cui possiamo trarre principi di carattere generale, secondo la legge per cui la teoria deriva dall’esperienza diretta e non viceversa. Per facilitare questo processo è utile servirsi di supporti grafici. (Ad esempio, se si vuole che la classe assimili il concetto di rondò, si può rappresentare questa forma attraverso un triangolo che si alterna con il cerchio, il quadrato, il rombo ecc.; oppure una mela che si alterna con pere, ciliegie, ananas). Poi possiamo stimolare la produzione grafica da parte dei bambini per esprimere un prodotto del lavoro fatto e servirci di quello per memorizzarla, per rieseguirla, come una sorta di notazione spontanea.
Quando il bambino si rende conto che le sue dita, le sue mani, le sue braccia hanno una propria vita, allora si sarà svegliata la sua volontà, così l’immaginazione; da questo momento il maestro può tentare di dare spiegazioni, dare regole, esigere una certa disciplina. Il bambino non si annoierà, anzi. Infatti, dal momento che la curiosità infantile si è svegliata le domande si moltiplicano ed entra in gioco l’amor proprio: il bambino esigerà dalle sue dita prestazioni sempre più grandi. Questo è il momento che tutti gli insegnanti aspettano: il momento in cui l’allievo trova dentro di sé la motivazione a fare ciò che l’insegnante vuole che lui faccia.
L’attività improvvisativa di gruppo in genere precede e poi affianca lo studio della tecnica e del repertorio, rimanendo importante per tutto il corso di studi. Anche in età adulta, infatti, l’improvvisazione concorre a tenere sveglia la creatività, la coscienza e la capacità di analisi di ogni tipo di musica che si ascolti o che si suoni.
Un secolo fa Dalcroze scriveva: “Sono rari i maestri di pianoforte che, nelle lezioni che impartiscono ai bambini, sappiano trovare il tempo di far precedere gli studi puramente tecnici da esercizi destinati a sviluppare in senso generale la loro musicalità e a indurre in loro il desiderio di esprimere i propri sentimenti sul pianoforte. L’educatore deve costantemente cercare di svegliare i sentimenti degli allievi e di suscitare in loro il bisogno di tradurli e di dar loro una forma.”

Esempio di approccio improvvisativo al pianoforte attraverso il racconto:
Giulio ha 5 anni e prende lezioni di pianoforte da tre mesi.
E’ un bambino iperattivo e creativo, con il vantaggio di essere pieno di curiosità e lo svantaggio di distrarsi molto facilmente.
Di conseguenza i nostri primi incontri si sono basati sulla diversificazione delle attività, mettendo in relazione l’esplorazione del pianoforte con personaggi delle fiabe e con le precedenti esperienze di Ritmica Dalcroze fatte da Giulio. Quindi dinamiche forti, registro basso e cluster per la strega cattiva di Biancaneve; movimenti e suoni veloci per gli animaletti della foresta; registro acuto, espressione dolce e suadente per La bella addormentata.
Molto spesso Giulio andava alla lavagna per disegnare il personaggio che stavamo suonando.
Durante una lezione stava imitando il movimento del cavallo, mentre io sonorizzavo al pianoforte: dopo avermi ascoltato, viene al pianoforte e suona con le due mani qualcosa con lo stesso ritmo che avevo usato io; da lì a farlo lungo tutta la tastiera come se questa fosse un sentiero il passo è stato breve; così, un po’ alla volta Giulio ha inventato una storia:
Zorro torna a casa
1. Alla sera, dopo aver fatto giustizia tutto il giorno, Zorro torna a casa, galoppando nella prateria: Giulio suona al ritmo del cavallo in su e in giù per la tastiera;
2. A un certo punto si ferma alla fonte per bere e vede un gatto che segue di soppiatto un uccellino, standogli sempre più addosso: io suono l’uccellino che fa uno, due, tre, quattro o cinque salti nel registro alto; Giulio ascolta i salti fatti dall’uccellino e suona per il gatto un numero uguale di salti, in un registro più basso e usando mezzo forte;
3. Finché il gatto tenta l’attacco finale, ma l’uccellino vola via: grande e forte salto di Giulio sul registro vicino a quello del volatile, io suono la fuga in volo con suoni cromatici in velocità;
4. Zorro riprende il cavallo e galoppa alla volta di casa: Giulio suona il cavallo, come prima;
5. Ma vede da lontano una bambina che piange, spaventata da un mostro cattivo: Giulio suona il mostro con sguardo spaventoso, usando le mani nel registro grave, cluster molto forti; poi, invece, suona per la bambina che piange una sorta di melodia di gradi congiunti e spesso cromatici, usando un dito alla volta, nel registro medio-acuto, con delicatezza;
6. La soluzione è semplice: Zorro ridisegna il volto del mostro cattivo, facendolo diventare molto buono, poi dà una caramella alla bambina, che smette di piangere; dopodiché riprende il cavallo e torna finalmente a casa: Giulio suona ancora il cavallo di Zorro, ma stavolta riesce ad esprimere, con il suo andare su e giù per i tasti con i cluster, un senso di conclusione, di cadenza finale.

Questa sua storia viene eseguita durante una manifestazione pubblica della scuola; viene raccontata da un altro bambino, con le illustrazioni che Giulio ha costantemente disegnato mentre la creava; questi disegni, messi in successione, non solo costituiscono la scenografia della storia, ma anche una partitura non convenzionale dalla quale scaturisce chiara la forma del Rondò.
Finalità educative:
· Sviluppo della creatività
· Capacità di agire relazionandosi con altre persone
· Capacità di capire quando è il proprio turno
· Sviluppo della memoria
· Sviluppo della prontezza di riflessi
· Sviluppo dell’attenzione e della concentrazione

Obiettivi musicali:
· Sviluppo della capacità di ascoltare, analizzare, comprendere e riprodurre una proposta altrui
· Orientamento sulla tastiera
· Comprensione e interiorizzazione della diversità dei timbri
· Comprensione e interiorizzazione della diversità dei registri
· Comprensione e interiorizzazione delle dinamiche
· Comprensione e interiorizzazione delle diverse velocità
· Comprensione e manipolazione delle possibilità espressive dello strumento
· Capacità di esprimere, attraverso il suono, diversi caratteri

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE:
EMILE JAQUES–DALCROZE: IL RITMO, LA MUSICA, L’EDUCAZIONE (ed. italiana a cura di Louisa Di Segni, Ed. ERI)
EMILE JAQUES-DALCROZE: SOUVENIRS. NOTES ET CRITIQUE (Ed Victor Attinger, Paris)
EMILE JAQUES-DALCROZE: LE RYTHME ET NOUS (Ed. Slatkine – Genève)

JOHN PAYNTER : SUONO E STRUTTURA (Ed. EDT)


Isa (Maria Luisa) D’Alessandro insegna Pratica della Lettura Vocale e Pianistica nella Scuola di Didattica del Conservatorio di Benevento ed è una docente accreditata di Ritmica Dalcroze.

Questo articolo è stato pubblicato sul numero di Maggio 2006 del Bollettino dell’Associazione Italiana Jaques-Dalcroze

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Ricerca e formazione didattica: progetto “buone pratiche per insegnare a suonare”

Nell’a.a. 2011-12 all’interno del Dipartimento di Didattica della musica del Conservatorio “A.Steffani” di Castelfranco Veneto (TV) nasce il progetto “buone pratiche per insegnare a suonare” con lo scopo di realizzare iniziative volte alla ricerca nel campo della didattica strumentale interconnessa con la formazione dei docenti di strumento. Le principali considerazioni che stanno alla base di questo progetto sono:

–       L’opportunità di una sempre maggior interazione tra i conservatori di musica e il tessuto socio-culturale in cui sono inseriti.

–       La particolare ricchezza formativo-musicale che il territorio della provincia di Treviso esprime.

–       La possibilità di integrare i settori della ricerca e la formazione (settori caratteristici delle istituzioni AFAM) attraverso iniziative dedicate alla didattica strumentale, grazie alla particolare competenza in questo settore del Dipartimento di Didattica della Musica del Conservatorio “A.Steffani”.

>>> continua nel file pdf allegato >>> Ricerca e formazione didattica

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Corsi triennali e biennali ad Alessandria

Segnalo il sito del Dipartimento di didattica della musica di Alessandria con i piani di studio e altre informazioni: http://didattica.conservatoriovivaldi.it/

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